Una lampada tanto vivida e tanto splendente non può rimanere occulta, senza diffondere luce per cui abbiamo pensato di farvi conoscere i nostri "genitori".
CHIARA

Ortolana, appartengono a famiglie nobili, potenti e ricche della città.
Chiara riceve dalla madre i primi insegnamenti della fede e da lei impara la bontà e la carità verso i poveri.
Verso il 1210 ascolta le prediche di Francesco e ne rimane conquistata. Decide di seguirlo. A diciotto anni lascia tutto, genitori, casa, ricchezze, ottime prospettive per il futuro per un ideale di assoluta povertà dietro l’esempio del Poverello.
La notte della Domenica delle Palme del 1211 è accolta a S. Maria degli Angeli da Francesco che la consacra a Dio. In un primo tempo va a vivere nel monastero benedettino di San Paolo di Bastia, poi si ritira nel monastero di Sant’Angelo di Panzo, dove ritrova la sorella Agnese, anch’essa fuggita per seguire il Signore nel medesimo ideale. Dopo breve tempo è condotta a San Damiano, dove rimane fino alla morte.
La fama della sua santità si diffonde presto e molte donne, attratte dal suo esempio, la seguono a San Damiano (tra cui le due sorelle e la madre).
Pur obbligata ad adempiere l’incarico di abbadessa, riserva per sé le incombenze più umili. Conduce una vita di penitenza, di preghiera intensa, di silenzio, di devozione particolare all’Eucarestia.
Insegna alle sorelle un grande amore per la povertà che ella per prima pratica in modo rigoroso. Difende con fermezza l’assoluta povertà,
La sua costanza viene premiata: poco prima di morire, il papa Innocenzo IV approva la Regola redatta da lei stessa col “privilegio di povertà”.
Costretta a letto dalla malattia per circa trent’anni, Chiara non cessa di rendersi utile attendendo alla confezione di corporali per le chiese povere dei dintorni.
Muore l’11 agosto 1253, e le sue ultime parole sono, come sempre, di lode e di gratitudine: «E tu Signore sii benedetto, che mi hai creata». Dopo soli due anni dalla morte, Chiara viene canonizzata da papa Alessandro IV
FRANCESCO

Con prassi rapida l’amico card. Ugolino, ora Papa Gregorio IX, il 16 Luglio 1228 è nella sua città, per dichiarare solennemente Santo il Poverello d’Assisi e gettare poi la prima pietra della sua tomba gloriosa. Allora il Cole dell’Inferno – così testualmente nell’antica pergamena – si vide aggredire i fianchi da un cantiere di umili popolani e poi di artisti sommi, cantiere tanto fervido, vario e numeroso, come questa mistica Umbria non vide mai prima nè dopo d’allora. Nel 1230 la basilica inferiore – chiesa sacrario – accoglieva il benedetto deposito, che motivi di giustificata prudenza consigliarono di occultare nella profondità della roccia, sotto le poderose strutture dell’altar maggiore. In breve tempo su quella tomba prese corpo la più preziosa antologia artistica che il coltissimo e fiero Medioevo potesse offrire a colui che era apparso come il più perfetto imitatore di Cristo.
Gino Zanotti, OFMConv, S. Francesco e i Francescani, Assisi,
Casa Editrice Francescana, pp. 5-10