Blog

Una finestra sulla vita del Monastero
HomePREGHIERA DEL GIORNOTRIDUO PASQUALE SIGNIFICATO E STORIA

TRIDUO PASQUALE

Dalla Pasqua settimanale alla Pasqua annuale. I cristiani da duemila anni continuano a celebrare questo evento, ovvero il “mistero pasquale”, nel primo giorno della settimana, chiamato proprio per questa ragione dies Domini, “giorno del Signore”, cioè del Risorto con una scadenza ritmica, cioè con una frequenza settimanale determinata dal susseguirsi delle apparizioni “otto giorni dopo”. Da questo nucleo germinale e germinante della domenica come “piccola pasqua della settimana” e festa primordiale, ben presto i cristiani hanno cominciato a celebrare il mistero pasquale in modo più solenne in quella “grande domenica dell’anno” chiamata “Pasqua” per antonomasia. Non a caso le norme generali per l’ordinamento dell’anno liturgico affermano che «il sacro Triduo pasquale della Passione e Risurrezione del Signore risplende come il culmine di tutto l’anno liturgico. Quindi la solennità della Pasqua ha nell’anno liturgico la stessa alta dignità che la domenica ha nella settimana» (n. 18). Pertanto, se il centro della fede cristiana è l’evento della passione, morte e risurrezione del Cristo, il fulcro dell’anno liturgico della Chiesa non può non essere il mistero di Cristo celebrato nella grande settimana, chiamata “santa”. Da esso derivano e ad esso convergono tutte le altre celebrazioni lungo il corso dell’anno, così come da esso promana la forza santificante e santificatrice di tutti i sacramenti e dei sacramentali.

Il Triduo costituisce un’unica celebrazione del Mistero Pasquale di Cristo, ripartita nei tre giorni di Venerdì Santo, Sabato Santo e Domenica di Risurrezione, con la Messa in coena Domini che ne costituisce il prologo.

Il Triduo va colto nella sua unità: le varie celebrazioni che si effettuano in esso non possono essere separate, ma vanno considerate come un’unica grande celebrazione che va dalla Messa “in coena Domini” del Giovedì Santo alla Domenica di Risurrezione. “Come la passionemorte sono inscindibili dalla risurrezione, così il Venerdì santo è inscindibile dalla Domenica di Pasqua”[1].

L’unità del Triduo Pasquale è data, in senso liturgico e teologico, dall’antica celebrazione eucaristica che in esso idealmente si celebra, cioè quella della Veglia Pasquale. Nel Venerdì e nel Sabato Santo non c’è celebrazione dell’eucaristia, perché la celebrazione eucaristica del Triduo è quella che si celebra nella Veglia Pasquale, unitamente agli altri sacramenti dell’iniziazione cristiana. È quindi la Veglia nella notte tra il Sabato Santo e la Domenica di Risurrezione a fare da elemento unificante dell’intero triduo. Senza questo riferimento alla Veglia, il mistero pasquale celebrato nel venerdì e nel sabato santo rimane senza chiave interpretativa, ma anche la Domenica di Resurrezione sarebbe unicamente il ricordo di un evento prodigioso e non la celebrazione della risposta di Dio alla vita donata del Figlio obbediente fino alla morte di croce.

Un secondo elemento, di tipo più specificamente rituale, segnala l’unità del Triduo Pasquale. All’interno di esso troviamo il saluto di chi presiede solamente all’inizio della Messa in coena Domini; ugualmente, vi è una sola benedizione finale e un solo “congedo alla fine della Veglia Pasquale. Più in dettaglio:

  • nella Messa in coena Domini non c’è congedo, ma l’assemblea “si scioglie in silenzio“;
  • il Venerdì Santo la celebrazione inizia nel silenzio, senza riti di introduzione[2], e termina senza benedizione e senza congedo, nel silenzio;
  • la Veglia Pasquale inizia con il lucernario, senza segno di croce e senza saluto; solo alla fine della Veglia si trova la benedizione finale e il congedo.

Tutto questo ci dice che il Triduo Pasquale è un’unica grande celebrazione che inizia con la celebrazione della sera del Giovedì Santo e termina con la Veglia Pasquale, nelle prime ore della Domenica di Risurrezione.