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La festa di oggi (storia)
La festa di oggi, creata nel 1925 (Anno Santo) come reazione al crollo delle monarchie e all´avanzata del liberalismo, rispondeva, in gran parte, al desiderio di rafforzare la Chiesa nel suo potere temporale. E significava implicitamente la non accettazione dell´autonomia del mondo sociale e politico. Con il Vaticano II, la festa di Cristo Re acquista un tono diverso: il potere o la regalità di Cristo si pone nell´ambito della fede e si riconosce l´autonomia delle realtà terrene. La celebrazione è stata spostata all´ultima domenica dell´anno liturgico, come suo coronamento. Oggi non si può parlare di Cristo Re negli stessi termini o con la stessa impostazione del secolo scorso. Non solo perché é cambiato il mondo, ma perché é cambiata l´immagine di Cristo. Egli é sempre lo stesso, ma non é uguale l´idea, la percezione che i credenti abbiamo di lui con il passare del tempo, e neppure in uno stesso momento storico. Bisogna purificare l´immagine di Gesù della religiosità popolare, ma bisogna anche purificare il Cristo delle elite borghesi o delle classi dirigenti. più in là delle definizioni dogmatiche, nessuno possiede un´immagine completa e definitiva di Gesù. Sempre, accanto al Cristo del vangelo, si filtrano visioni che procedono dalla cultura, dalla società, dagli interessi di classe, dai propri egoismi. Che Cristo seguo io?
Dal Vangelo secondo Luca 23,35-43
35 Il popolo stava a vedere, i capi invece lo schernivano dicendo: «Ha salvato gli altri, salvi se stesso, se è il Cristo di Dio, il suo eletto». 36 Anche i soldati lo schernivano, e gli si accostavano per porgergli dell’aceto, e dicevano: 37 «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». 38 C’era anche una scritta, sopra il suo capo: Questi è il re dei Giudei. 39 Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!». 40 Ma l’altro lo rimproverava: «Neanche tu hai timore di Dio e sei dannato alla stessa pena? 41 Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male». 42 E aggiunse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». 43 Gli rispose: «In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso».
Riflessione:
Cristo muore sulla croce. Non è solo. È circondato di gente, le persone più strane, quelle ostili che riversano su di lui le loro responsabilità di non comprensione, quelle indifferenti che non si coinvolgono se non per interesse personale, quelle che non capiscono ancora ma che forse sono meglio disposte a lasciarsi interrogare visto che non hanno più nulla da perdere, come uno dei due malfattori. Se la morte è una caduta nel nulla, allora il tempo umano assume il colore dell’angoscia. Se invece è l’attesa della luce, allora il tempo umano si colora di speranza, e lo spazio del finito si fa varco al domani, all’alba nuova della Risurrezione. Io sono la via, la verità e la vita… quanto vere risultano in questo giorno solenne le parole di Gesù, parole che illuminano l’oscurità della morte. Non si arresta la via, non si spegne la verità, non muore la vita. In quell’Io sono è racchiusa la regalità di Cristo. Si cammina verso una meta, e il raggiungerla non può essere il perderla… Io sono la via… Si vive della verità, e la verità non è un oggetto, ma qualcosa che esiste: “La verità è lo splendore della realtà – dice Simone Weil – e desiderare la verità è desiderare un contatto diretto con la realtà per amarla”. Io sono la verità… Nessuno vuol morire, ci si sente strappati a qualcosa che ci appartiene: la vita, e allora, se la morte non fa parte di noi, non può tenerci per sé… Io sono la vita… Gesù lo ha detto: “Chi vorrà salvare la sua vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia la troverà”. Ci sono delle contraddizioni nei termini o non piuttosto dei segreti reconditi da svelare? Togliamo il velo a ciò che vediamo per godere di ciò che non vediamo? Cristo sulla croce è oggetto dell’attenzione di tutti. Molti lo pensano o addirittura stanno accanto a lui. Ma non basta. La vicinanza che salva non è quella di chi sta lì per deridere o per schernire, la vicinanza che salva è quella di chi chiede umilmente di essere ricordato non nel tempo fugace ma nel regno eterno.
PREGHIERA
“Sì, Signore, tu sei il mio re. Sei l’unico di cui mi posso fidare completamente. Tu, mio Gesù e mio re, mi guidi nel cammino di ogni giorno e sono certo che seguendo i tuoi passi non potrà accadermi nulla di male. Tu, mio re, sei forte, perché porti in te la forza straordinaria dello Spirito Santo: nessuna cattiveria potrà mai vincerti, persino la morte si arrende di fronte a te. Tu sei pieno di sapienza: mi insegni come vivere secondo il cuore del Padre, mi parli attraverso la Scrittura Sacra e mi sveli il progetto di amore che tu sogni per tutta l’umanità. Tu, o mio re, hai dato la vita sulla croce per amore di tutti noi: per questo, più che per ogni altro motivo, tu sei il Signore del mio cuore e della mia vita. Tu sei re, Maestro Gesù. L’unico al mondo a potersi chiamare così, nella piena verità. Tu, Signore Dio, sei il mio re: mio, perché ti voglio bene e perché so di essere amato da te, infinitamente.”
CONTEMPLAZIONE
Signore, mi suona strano darti il nome di re. Un re non si avvicina facilmente… E invece oggi ti ritrovo che siedi accanto a me, nella fossetta del mio peccato, qui dove mai avrei pensato di incontrarti. I re stanno nei palazzi, distanti dalle vicende della povera gente. Tu invece vivi la tua signoria vestendo i panni logori delle nostre povertà. Quale festa per me vederti qui dove mi sono andato a nascondere per non sentire su di me gli sguardi indiscreti del giudizio umano. Sul ciglio dei miei fallimenti chi ho ritrovato se non te? L’unico che potrebbe rimproverare le mie incoerenze mi viene a cercare per sostenere la mia angoscia e la mia umiliazione! Quanta illusione quando pensiamo di dover venire a te solo quando abbiamo raggiunto la perfezione… A te non piace quello che sono, mi verrebbe da pensare, ma forse non è esattamente così: a me non piace quello che sono, a te vado bene comunque, perché il tuo amore è qualcosa di speciale che rispetta tutto di me e fa di ogni mio istante uno spazio di incontro e di dono. Signore, insegnami a non scendere dalla croce nella pretesa assurda di salvare me stesso! Donami di saper attendere, accanto a te, l’oggi del tuo Regno nella mia vita.
Colletta
O Dio Padre, che ci hai chiamati a regnare con te nella giustizia e nell’amore, liberaci dal potere delle tenebre; fa’ che camminiamo sulle orme del tuo Figlio, e come lui doniamo la nostra vita per amore dei fratelli, certi di condividere la sua gloria in paradiso. Egli è Dio vive regna nei secoli dei secoli. Amen